Tempo per l’Infanzia pioniera nella Pet Therapy_Consumatori_marzo 2017

Tempo per l’Infanzia pioniera nella Pet Therapy – Rivista Consumatori

Tra i nuovi amici di Alimenta l’Amore c’è Tempo per l’Infanzia, una cooperativa sociale nata a Milano trent’anni fa come centro diurno per ospitare i minori svantaggiati, in collaborazione con i servizi sociali. Da dieci anni ha aperto anche un servizio di aggregazione giovanile rivolto ai ragazzi del quartiere. In tutti i percorsi di educazione è sempre centrale il rispetto verso gli animali. Un confronto che aiuta a crescere.

Le attività della Cooperativa sono dirette a prevenire il disagio sociale e la dispersione scolastica – ci spiega il presidente Silvio Tursi —, a implementare le capacità di sostegno e orientamento dei ragazzi in una società complessa come la nostra. Sono attività finalizzate a stimolare le potenzialità degli adulti di riferimento, la creatività e le risorse dell’intero contesto educativo: la famiglia, la scuola, il territorio.
Ci impegniamo per affinare l’ascolto e le modalità di risposta dell’ambiente ai bisogni delle giovani generazioni, alla diffusione di forme di cittadinanza attiva, alla sostenibilità sociale e ambientale”.

Sono passati dalla cooperativa centinaia di ragazzi ed è una bella soddisfazione vedere che nel tempo molti di loro, pur partendo da una condizione svantaggiata, hanno fatto un percorso autonomo, si sono laureati, sono andati all’estero, hanno messo su famiglia – prosegue il presidente — e ci vengono a trovare dopo tanti anni”.

Tra le attività organizzate, una in particolare riscuote molto successo: la pet therapy.
All’inizio è nata in sordina – spiega Elena Sposito, educatrice del centro – ho sempre amato gli animali, così ho pensato a come poter legare il mio lavoro a questa passione. Nel 2009 ho frequentato un corso per diventare operatore di pet therapy (IAA, Interventi Assistiti con Animali).
Il presidente mi ha sempre dato fiducia e carta 
bianca, permettendomi di costruire questo percorso all’interno del nostro centro, di questo gli sono molto grata. Ho iniziato a lavorare con le nostre scuole, ma presto hanno iniziato a chiamarci anche altre. Non ero davvero in grado di seguire tutte queste richieste, così ho pensato di organizzare dei corsi di formazione per poter andare incontro a queste esigenze.
Ho chiamato le università, vari professionisti del settore e ho messo in piedi un’équipe competente. Anche se per il ruolo del coadiutore dell’animale non è necessaria una preparazione specifica e a chi si iscrive non è richiesto un titolo di studio specifico, io preferisco insegnare a persone che hanno un percorso di studi allineato alle attività che svolgiamo. Si entra in contatto con situazioni delicate nelle scuole, negli ospedali, nei ricoveri per anziani.

Ad oggi abbiamo formato tantissimi operatori. Siamo stati anche tra i primi in Italia a lavorare con i gatti. Infatti, questi animali, contrariamente a quanto si pensa, sono molto adatti perché sono molto esplorativi e possono essere performanti, a loro piace giocare e fare giochi di attivazione mentale. Bisogna naturalmente assecondare la loro natura e scegliere l’individuo giusto. Non è assolutamente facile coinvolgere un gatto e ci vuole una grande competenza professionale. Abbiamo una vera e propria palestra allestita a dimensione di gatto dove ci esercitiamo tutti insieme”.

Da qualche anno la pet therapy si è diffusa capillarmente, purtroppo non sempre in passato, con il rigore e la serietà richiesti.
Quando un’attività è un successo, si sa tende ad essere replicata, ma non sempre correttamente. Non basta, ad esempio, portare un coniglietto all’ospedale per fare pet therapy, bisogna costruire un gruppo di lavoro interdisciplinare e lavorare in équipe con varie figure professionali, medici, infermieri, psicologi, veterinari, insegnanti, anch’essi adeguatamente formati in pet therapy.
Le linee guide nazionali sono uscite, proprio per certificare i corsi di pet therapy e dare una formazione specifica, Tempo per l’Infanzia a livello formativo era già allineato alle linee guida.

A noi sta molto a cuore salvaguardare anche il benessere dell’animale – prosegue l’educatrice – un punto di vista qualche volta trascurato.
Per questa ragione, tutte le nostre sedute sono rigorosamente filmate. Questo ci consente, non solo di vedere e studiare le reazioni dei pazienti, ma anche di osservare il punto di vista dell’animale. Può capitare, infatti, che, impegnati nella situazione, possa sfuggire qualcosa. I video restituiscono comportamenti e situazioni che ci permettono di migliorarci e non sottovalutare i segnali di stress dell’animale.
Proprio per completare questo percorso i prossimi progetti sono finalizzati a studiare sempre di più il punto di vista dell’animale, in collaborazione con etologi e veterinari, affinché anche lui possa beneficiare di questa esperienza”.

Non tutti gli individui sono adatti a questa attività, per questa ragione dietro a questa bella iniziativa ci devono essere rigore e serietà.
Se ben impostata la pet therapy può far del bene non solo alle persone che ne beneficiano, ma anche all’intera équipe di professionisti e, non per ultimo, agli animali, che traggono da questa esperienza la possibilità di passare del tempo insieme e costruire una relazione.

 

Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di marzo 2017.

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