La Cracking Art «invade» le città - Rivista Consumatori

La Cracking Art «invade» le città – Rivista Consumatori

La Cracking Art «invade» le città - Rivista ConsumatoriSilvia Amodio ci racconta l’esperienza di un gruppo di artisti che da trent’anni attraverso le proprie opere propone una riflessione sull’utilizzo della plastica e la salvaguardia della natura.

La plastica di questi tempi è vista come un nemico da combattere a causa dei danni ambientali che ha creato. Danni enormi, inestimabili e probabilmente irreversibili.
Di questa emergenza se ne erano già accorti, quasi trent’anni fa, un gruppo di giovani artisti di Biella, che per attirare l’attenzione su questo problema hanno deciso di eleggere proprio la plastica come elemento principale delle loro opere. Ma con una filosofia ben precisa.
Loro si chiamano «Cracking Art», un termine preso in prestito dalla chimica. Il «cracking catalitico» indica il momento in cui le molecole del petrolio si rompono e si trasformano in virgin nafta, una sostanza utilizzata per creare migliaia di prodotti, dai cosmetici alla plastica.
«Esatto» ci racconta Kicco, uno dei cinque fondatori «questo termine per noi simboleggia il divario tra natura e artificio, una rottura tra il passato e il presente. È una metafora che descrive bene il nostro pensiero. L’essere umano fin dalla sua origine era inserito nella natura, era parte di essa, ora siamo entrati in un’era tecnologica. Non so se si tratta di una vera emancipazione, sta di fatto che c’è stato un allontanamento cognitivo e spaziale dalla natura con la quale però, oggigiorno c’è bisogno di riconciliarsi.»

Ma perché utilizzare proprio la plastica?
Perché ha la caratteristica di essere rigenerabile, è un materiale che ha degli aspetti positivi, si lavora facilmente e dura nel tempo. Non è la plastica il problema, è come la usiamo: purtroppo negli ultimi decenni ha invaso l’ambiente, milioni di animali muoiono a causa di essa. Entra addirittura nel nostro corpo attraverso quello che mangiamo, provocando seri danni alla nostra salute. Per questa ragione le nostre installazioni le abbiamo definite «invasioni». Noi proponiamo un utilizzo corretto di questo materiale: le nostre opere, dopo che sono state esposte, vengono tritate per essere trasformate nuovamente dando vita a infinite variazioni. I nostri oggetti, tutti certificati e atossici, non diventeranno mai dei rifiuti, una parola che non ci piace. Il principio è di trasformare un rifiuto in una risorsa. Il nostro lavoro è contemporaneo.

Per essere allineati a questo pensiero le opere proposte rappresentano varie specie di animali. Ma come nascono i progetti?
Nascono dai messaggi che vogliamo trasmettere. Abbiamo molti animali iconici, la lumaca è simbolo di lentezza che lascia una scia di bava che ha proprietà rigeneranti, i pinguini rappresentano i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacci, a causa dei quali sono costretti a spostarsi. La rondine è associata al risveglio della natura, alla rinascita. Le rane sono il simbolo del cambiamento, passano da un’esistenza acquatica a una anfibia, un concetto molto vicino alla nostra filosofia.

Proprio le rane sono diventate famose a Milano nel 2013 quando, in collaborazione con l’Associazione Navigli Lombardi, cinquemila esemplari hanno invaso la darsena. La Cracking Art «invade» le città - Rivista Consumatori
Sì, un’operazione che è rimasta nella memoria di molti. Alla fine del loro viaggio sono state recuperate e vendute alla cifra simbolica di 20 euro. Tutto il ricavato è servito per il restauro della Conca dell’Incoronata in San Marco. Fare beneficenza è una costante nel loro lavoro, visto che ogni «invasione» è legata a una raccolta fondi. Per esempio, a Lecco il ricavato è servito al restauro di Villa Manzoni, a Milano a quello della Guglia Maggiore, a Bologna a quello del Portico di San Luca, al Fatebenefratelli per un reparto pediatrico, a Palazzolo sull’Oglio per un teatro. Fondi sono stati destinati anche a borse di studio e a diverse associazioni, tra le quali Unicef, WWF. A ottobre cani e gatti hanno invaso via Dante a Milano per una campagna di sensibilizzazione, in collaborazione con Enpa, sulle adozioni. Sentiamo il dovere di fare qualcosa – conclude Kicco – per questa ragione dal 2012 abbiamo dato vita al progetto «L’Arte che Rigenera l’Arte», con il quale vogliamo contribuire al mantenimento dell’arte e della sua memoria. In questi anni abbiamo invaso oltre quattrocento luoghi pubblici in tutto il mondo, dal Canada all’Australia, al Sud America, agli Stati Uniti, alla Corea oltre che ogni angolo di Europa.

Un tema importante quello del collettivo artistico proposto attraverso una formula fruibile a tutti, bambini e adulti. La nostra sopravvivenza dipende dalla natura, dobbiamo esserne i custodi. Un messaggio proposto dagli artisti in maniera giocosa ma molto serio, che abbiamo il dovere morale ascoltare.

Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di dicembre 2019.

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