Quando i nostri cani sono speciali – Rivista consumatori

Il nuovo Regolamento di tutela animali è entrato in vigore nel Comune di Milano nel febbraio 2020 e prevede il conseguimento di un patentino per imparare a gestire al meglio il proprio amico a quattro zampe. Abbiamo chiesto il parere dei primi neopatentati

Lo scorso febbraio sono stati consegnati i primi patentini “Cane speciale”, un’iniziativa voluta dal Comune di Milano con l’entrata in vigore dell’articolo 8 del nuovo Regolamento di tutela animali, organizzata in collaborazione con l’Ordine dei veterinari e ATS Milano e sostenuta da Coop Lombardia.

Chiunque viva in compagnia di un cane appartenente alle razze indicate nel Regolamento, o decida di adottarne uno, è tenuto a conseguire il patentino che consiste in una parte teorica e una pratica.

«Alcune razze di cani e i loro incroci hanno qualità particolari, quanto a indole, conformazione fisica, potenza muscolare e di morso, che non devono essere sottovalutate» spiegano Paola Fossati e Gustavo Gandini, garanti degli animali del Comune di Milano. «Il conseguimento del patentino aiuterà i loro proprietari a essere più consapevoli e a prendersene cura in modo corretto».

Non tutti hanno visto di buon occhio questa decisione e le polemiche ci sono state ancor prima di iniziare, spesso anche tra gli “addetti ai lavori”. Un vero peccato perché il progetto nasce con lo scopo di migliorare la relazione tra cane e padrone e quella tra i cittadini. Molti, infatti, hanno vissuto questa proposta come discriminatoria nei confronti di alcune razze. In verità con il termine “speciale”, molto criticato, si intendeva proprio non classificare queste razze come aggressive ma dotate di grande intelligenza, qualità ed energie che vanno comprese e guidate. Cani speciali, appunto.

Sappiamo che il comportamento “sbagliato” di un cane dipende, quasi sempre, da un umano che non lo sa capire. E il corso ha proprio lo scopo di aiutare le persone a instaurare un rapporto sereno con il proprio amico a quattro zampe, come sottolinea Roberta Guaineri, assessora con delega alle Politiche per la tutela e difesa degli animali: «Il patentino ha come obiettivo quello di garantire il rispetto delle esigenze di ogni razza, ma anche la tutela dei proprietari, in quanto responsabili del benessere e del controllo dei loro amici e chiamati a rispondere civilmente e penalmente dei danni da essi arrecati a persone, cose e altri animali».

Abbiamo incontrato alcuni neo patentati. Giorgio ci racconta: «Il mio cane, Nella, metà  labrador e metà corso, ha dodici anni. È la mia bambina: quando mio figlio, che ha quarant’anni, mi chiama per avere notizie chiede come sta “sua sorella”. Ho sempre avuto cani, fin da bambino e non posso concepire la mia vita senza. Prediligo quelli di grossa taglia, prima di lei ho avuto una lupa siberiana che pesava sessantacinque chili! Nella e io ci capiamo al volo, se sono triste riesco a nasconderlo a mia moglie, ma non a lei. Vivo in simbiosi con i miei animali, mi dedico molto a loro e ho letto parecchio, penso di avere una buona esperienza. Però penso che ci sia sempre da imparare, così ho partecipato al corso con curiosità e l’ho trovato molto utile, in particolare lo renderei obbligatorio per gli allevatori che spesso, pur di vendere, rifilano un cucciolo a persone non adatte. Sono i padroni che devono essere educati. Il corso andrebbe fatto prima di adottare un cane. Dalle domande che sono state fatte ai docenti ho capito che molte persone non sanno gestire il proprio animale».

«Io ho avuto sempre rottweiler ‒ prosegue un altro patentato, che si chiama Giorgio pure lui ‒ al momento ne ho due, Cesare di cinque mesi e Cleopatra di nove anni. Non è una razza difficile questa, ma con un carattere piuttosto forte e quindi bisogna saperli gestire. Il primo l’ho preso tanti anni fa in un allevamento che
dava più importanza all’aspetto estetico che a quello comportamentale. Mi hanno venduto un soggetto problematico che ho dovuto seguire avvalendomi della consulenza di un educatore. Penso di avere molta esperienza con i cani, ma ho imparato cose nuove al corso. Oltretutto è stato un servizio gratuito che altrove avrei dovuto pagare».

«Ho saputo casualmente del patentino, dalla newsletter del Comune, e mi sono iscritto subito dato che Tokyo, la mia bull terrier inglese, aveva pochi mesi» racconta Adrian. «Sono rimasto molto stupito dal livello del corso. Io studio Politiche internazionali e sono abituato alle lezioni dell’università, ho trovato che l’insegnamento proposto fosse davvero di alto profilo. Un linguaggio universitario reso accessibile a tutti. Oltre alla parte comportamentale ho trovato molto utile anche quella legale. Ci è stata spiegata l’importanza dell’iscrizione all’anagrafe e di come bisognerebbe comportarsi nelle aree cani dove, purtroppo, a causa di padroni maleducati o che non sanno gestire il proprio cane, succedono molti incidenti».

L’aspetto che tutti i partecipanti hanno trovato penalizzante è stata la parte pratica svolta online, che avrebbero voluto seguire in presenza. Così era stato programmato, ma le restrizioni del Covid-19 hanno impedito lo svolgimento delle lezioni all’aperto. Il patentino “Cane speciale” è un progetto pilota, partito dalla città di Milano che dovrebbe essere preso da esempio anche da altri Comuni. È evidente che un corso come questo non possa rispondere a tutte le questioni che riguardano una relazione così complessa, ma è un primo passo per andare incontro al cane e incoraggiare i padroni ad approfondire, anche con l’aiuto di educatori e comportamentisti qualificati, questo percorso.

Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di aprile 2021.

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