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That’s amore: in posa con il cane per una foto d’autore

Tutti in coda (è il caso di dirlo) domani e dopo al Castello Sforzesco per farsi immortalare con il proprio cane.
Nel Portico dell’Elefante torna il progetto fotografico di Silvia Amodio che in occasione di San Valentino invita i milanesi a posare con il proprio amore a quattro zampe. Le immagini saranno poi raccolte in un libro. Non solo: in primavera tutti gli scatti saranno esposti in una mostra.

Due giorni di scatti al Castello Sforzesco per festeggiare un altro San Valentino: mettetevi pure in coda.
I cani sorridono, in posa come attori consumati. Con le orecchie alzate, la lingua penzoloni, il muso leggermente inclinato e quello sguardo interrogativo e ingenuo che ti incatena il cuore in un istante. Sorridono anche i padroni, a volte è una risata aperta, a volte a labbra socchiuse, e allora sono gli occhi a parlare, pieni di gioia. Le foto hanno fissato in modo sorprendente il legame fra uomo e animale, un amore fedele che dura da dodicimila anni. Il manifesto perfetto per il giorno di San Valentino. Il progetto fotografico è nato per giocare e ironizzare intorno alla festa che molti, come la fotografa Silvia Amodio, definiscono «urticante», ma che in città continua ad essere apprezzata.

Amodio, che da tempo indaga con il suo obiettivo il rapporto uomo-cane, ha allestito l’anno scorso per il 14 febbraio un set al Castello Sforzesco con Coop Lombardia (promotrice della campagna Alimenta l’Amore, 16 tonnellate di cibo per animali regalate ad associazioni e anziani in difficoltà), Lega Nazionale del Cane e il patrocinio del Comune. “Diluviava, il flop era dietro l’angolo”, ricorda. Invece, successo pieno.
Tutti in fila, in attesa del clic. Eleganti levrieri (per lo più salvati da Onlus spagnole e irlandesi), bulldog, bellissimi meticci. C’era pure un gatto, il soriano Matisse, rilassato nonostante la colonna sonora dei latrati.

Uno scatto ogni tre minuti, centocinquanta immagini raccolte. All’apparenza solo un gioco, in realtà qualcosa di più. Perché dai ritratti, come evidenzia la curatrice Chiara Oggioni Tiepolo, “emerge un piccolo ma rappresentativo spaccato sociale. C’è la famiglia tipica, madre, padre, figlio, cane. Quella monoparentale, madre o padre, figlio, cane. E poi ci sono le coppie gay, i single, i nuclei allargati, gli anziani soli. Il trait d’union è sempre l’animale domestico, in tutte le sue declinazioni di ruolo: amico, tata, figlio putativo, fratello”.
Un progetto forte, che non poteva cadere. Così, questo anno si replica. Domani e domenica, dalle 10 alle 18, chiunque può presentarsi al Portico dell’Elefante del Castello, per un ritratto con il suo animale. Le foto diventeranno un libro (ai partecipanti ne andrà una) e in primavera una mostra, sempre al Castello.

L’anno scorso c’erano solo una panca dove sedersi, sdraiarsi, appoggiarsi, e un panno porpora per sfondo.
Per domani sono pronte poltrone anni Cinquanta, panchette ricoperte di velluto, sgabelli. Oltre a un fondale verde, «per contrasto, nessun animale ha quel colore». La voce si è sparsa e fioccano le adesioni. Molti tornano. Come Luca Morlacchi. La sua foto con Birillo sulle spalle ha bucato. “Davanti alla macchina mi è venuto in mente il presepe e mi sono improvvisato pastore”, dice. “Gli amici l’anno scorso ridevano, domani ci sarà un corteo”.
Anche Elena Sposito con il fidanzato Fabio Regis e il golden Belle si concedono il bis. «Belle è un cane speciale, addestrato per la pet therapy», inizia. Poi di slancio aggiunge: «È una giornata speciale ed è divertente osservare da vicino il lavoro della fotografa». Parla del set anche Davide Cavalieri, direttore di Radio Bau, che per lo scatto si era presentato in kilt. «Conosco per mestiere l’atmosfera, ma Amodio che impone il silenzio e improvvisa miagolii e strani versi per far girare un cane mi mancava».

 

Articolo di Marta Ghezzi – Corriere della Sera Milano del 10 febbraio 2017

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