Dove arte e natura si incontrano – Rivista Consumatori

Un’affermata critica d’arte con la passione per gli animali e un etologo indiano ci accompagnano in un viaggio nella bellezza.

Martina Corgnati è un’affermata critica d’arte contemporanea, con all’attivo pubblicazioni, libri e curatele di mostre in tutto il mondo. Una professione affiancata da sempre da un grande amore e interesse per il mondo degli animali.

Come spiega bene James Hillman nel suo libro Il codice dell’anima: fin da bambini le nostre vocazioni e i nostri interessi sono già definiti e trovano il modo di manifestarsi quando siamo adulti, anche se prendiamo altre strade. Questo è il caso della critica d’arte: due lauree, una in Lettere moderne e l’altra in Storia, hanno tracciato il suo percorso professionale, ma non archiviato la curiosità verso la natura.

Se Hillman ha ragione a pensare che le passioni siano parte integrante del nostro essere fin dalla nascita, il papà di Martina ci ha sicuramente messo lo zampino.

«Penso proprio di sì!» racconta sorridendo la critica d’arte. «Da bambina passavo molto tempo in campagna a Maglione, un piccolo comune vicino a Torino, con la nonna paterna e moltissimi animali: cani, gatti, polli, conigli e anche specie esotiche. Erano anni molto diversi da quelli di oggi e se da una parte, soprattutto fuori dalle città, gli animali erano parte della comunità, d’altro canto non godevano degli stessi diritti che nel tempo sono stati loro riconosciuti. Mio padre faceva il regista, prima di cinema poi di televisione. Quando ero piccola seguiva la tv dei ragazzi dove tra gli ospiti potevano capitare anche degli animali, che poi mi portava a casa sapendo di farmi un regalo gradito. Tra i tanti, ho avuto anche due leoni, uno dei quali era particolarmente simpatico. Oggi, grazie alla  convenzione di Washington che regola il commercio degli animali esotici questo sarebbe, per fortuna, impossibile. Pisellino, così lo chiamò mio padre per via delle piccole macchie che aveva sul pancino, per un periodo è stato il mio inseparabile compagno di giochi. Ogni sera andava a dormire nel letto della nonna Rosa nella porzione che prima di morire era del nonno. Era un leone piuttosto fifone, siccome da cucciolo era stato beccato da un gallo, ne ha sempre avuto paura, anche da grande. Appena ne vedeva uno, o aveva timore di qualcosa, cercava conforto dietro le gambe della nonna».

«Gli animali sono stati punti di riferimento importanti nella mia crescita — continua Martina — erano miei pari. Avevo una passione per gli esploratori che frequentavano l’Africa e ho avuto una forte tentazione di diventare naturalista. Anche se poi ho fatto altro, ho sempre viaggiato per poter osservare gli animali nel loro ambiente naturale. Mi rattrista vedere quanto male infliggiamo gratuitamente al nostro pianeta, sotto gli occhi indifferenti di chi avrebbe l’obbligo morale di fare qualcosa. Incendi, tornadi, cambiamenti climatici mi mettono molta preoccupazione, in Antartide iceberg grandi quanto la Corsica si staccano togliendo spazio vitale a molte specie. Quando a Nuova Delhi ho incontrato Ananda Banerjee, un naturalista, etologo indiano con il quale mi sono trovata in grande sintonia su temi che mi sono cari, abbiamo deciso di unire le nostre strade e di scrivere L’ermellino di Leonardo (Nomos edizioni, 2021). Il titolo prende ispirazione dal famoso quadro, realizzato probabilmente tra il 1489 e il 1491, che ritrae la nobildonna e poetessa Cecilia Gallerani che tiene in braccio un mustelide che, in realtà, gli esperti dicono essere un furetto. Il quadro è di incomparabile bellezza, quanto al significato, però, è un vero rompicapo, un enigma rinascimentale, degno del suo eccelso autore».

Il libro scritto a quattro mani da Ananda Banerjee e Martina Corgnati è composto da dodici racconti ispirati ad altrettante opere d’arte dove grazie alla presenza degli animali, vengono attraversati duemila anni di storia dell’arte: a partire da un mosaico che rappresenta Giona inghiottito da un mostro marino che si trova ad Aquileia, nel Friuli-Venezia Giulia, realizzato in epoca paleocristiana. Ananda ha aggiunto nozioni naturalistiche e informazioni molto aggiornate, rendendo il libro una vera chicca. I due autori ci prendono per mano mostrandoci il legame tra arte e natura, etica ed estetica. Un libro che fa riflettere sui controsensi dell’animo umano, capace di creare opere straordinarie, ma anche di distruggere la bellezza che ci circonda.

Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di giugno 2021.

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